Filmografia adulti

All the invisible children
di Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Katia Lund, Ridley & Jordan Scott, Stefano Veneruso, John Woo (episodi, 2005)
Fotografia della sofferenza infantile nel mondo. Attraverso sette prospettive diverse, in sette paesi diversi (Italia, Africa, Serbia-Montenegro, America, Brasile…), il comune denominatore è la condizione di degrado, incomprensione e stenti in cui molto spesso sono costretti a vivere i bambini, anche tra le mura di casa. L’infanzia rubata secondo sette registi, che prestano la loro voce ad un progetto, All the Invisibile Children, i cui proventi sono devoluti al World Food Programme e all’Unicef.
Bambini Nascosti
di Catti Edfeldt e Ylva Gustavsson, Svezia 2006
Amina nove anni, e suo nonno vivono in Svezia senza permesso di soggiorno. Sono profughi, unici sopravvissuti del proprio nucleo familiare, provengono infatti da un Paese africano in guerra.Sono costretti a cambiare spesso alloggio e a nascondersi, aiutati dalla solidarietà di persone disponibili. I loro tentativi di ottenere il permesso di soggiorno sono andati a vuoti. Sono legatissimi, vivono uno per l’altra. Si trasferiscono nella casa di un musicista rock Johan che si mantiene lavorando come lavapiatti in un ristorante. Quando il nonno viene a mancare è il giovane musicista a prendersi cura di Amina. La bambina ama la musica ed il canto che diventa la sua valvola di sfogo. Dovrebbe trovare una famiglia che l’accolga, ma non vuole separarsi da Johan, ormai suo unico punto di riferimento e che si adopererà per diventare il suo genitore adottivo.
Bashù e il piccolo straniero
di Bahram Beizai, IRAN, 1998
Durante la guerra Iran-Iraq (1980-88) il decenne Bashù di pelle scura che vive nell’arido Sud perde in un bombardamento famiglia e casa e si avvia, solo, verso la regione del Gilan, nel fertile Nord dove tutto gli è estraneo, persino il dialetto. Lo accoglie nella sua piccola fattoria, nonostante l’opposizione di parenti e vicini, Naii, madre di due bambini col marito al fronte. Nella donna Bashù trova una seconda madre e nel marito di lei, che rientra mutilato, un nuovo padre. Profondamente intrecciati, realtà e simboli si alternano in questo nitido, complesso e coinvolgente film che ha per telaio narrativo il Mito: “… alla fine della storia i fili avranno intrecciato l’Arazzo, la trama avrà scoperto l’Immagine.” (Emanuela Imparato). I fili della guerra e del dolore si annodano a molti altri: la povertà, la memoria, la tendenza autodistruttiva di Bashù, la matrice originaria della Natura e della Terra, la fiera tenacia amorosa di Naii, il ruolo delle donne indomite nell’ostinata ricerca della pace e della tolleranza.
Central do Brasil
di Walter Salles, Brasile, 1998
Dora, ex insegnante e nubile, si è inventata un nuovo lavoro: scrive lettere per conto dei tanti analfabeti che si riversano ogni giorno nella principale stazione di Rio de Janeiro. Tra i clienti capitano la giovane Ana e suo figlio Josuè di nove anni. Ana vuol far incontrare il figlio con il padre, che non ha mai conosciuto e che vive in una zona sperduta del Brasile nord-orientale. Quando esce dalla stazione, Ana viene investita da un autobus e muore. Josuè rimane solo, Dora lo avvicina e pensa di trarne profitto, vendendolo ad un mercante d’infanzia. Ma poi capisce l’errore, torna a riprenderlo e, a quel punto, decide di accompagnarlo al paese del padre. Su mezzi di trasporto precari e di fortuna, i due attraversano territori sconosciuti, fanno conoscenze, rimangono senza soldi, superano momenti di tristezza, si trovano coinvolti in riti e processioni religiose, arrivano nel paese indicato: il padre è disperso, ma al posto suo, Josuè trova due fratelli, una famiglia nuova e, soprattutto, il valore di un’esperienza affettiva che non potrà più dimenticare.
Il ladro di bambini
di Gianni Amelio, Italia, 1992
Rosetta, una ragazza di undici anni di origine siciliana, avviata alla prostituzione dalla madre che vive a Milano separata dal marito, ha un fratellino disadattato, Luciano, che soffre ovviamente della situazione. L’arresto della madre e del cliente di turno fa sì che i due ragazzi vengano affidati ad un istituto per l’infanzia di Civitavecchia. Li accompagnano una coppia di carabinieri, che presto si riduce al solo Antonio, un giovanotto calabrese semplice e di buon cuore, in quanto il collega scende a Bologna per affari privati. Il clima fra i tre è di reciproca diffidenza ed ostilità. Il bimbo non parla e ha problemi d’asma, la ragazza è diffidente e aggressiva. A Civitavecchia l’istituto rifiuta la ragazza, e così Antonio chiede ospitalità ad un collega. I tre approdano in Calabria dove il carabiniere fa ospitare i ragazzi presso la sorella che ha un ristorante. C’è una Prima Comunione, e Rosetta fraternizza con i coetanei mentre Luciano è affascinato da una foto di Antonio piccolo mostratagli dalla nonna di quest’ultimo. Ma il clima idilliaco è rotto bruscamente dal riconoscimento di Rosetta da parte di una giovane parente, che ha letto di lei su una rivista. Antonio tenta di consolare la ragazza che piange disperata. Prosegue il viaggio ed i tre giungono in Sicilia, dove incontrano Nathalie e Martine, due ragazze francesi, con cui fanno amicizia. Ma anche qui l’incanto si rompe a causa di uno scippatore che strappa la macchinetta fotografica di una delle due turiste a Rosetta che sta scattando una foto. Antonio ferma il ladro e lo porta al Commissariato, ma qui si trova a dover rispondere addirittura dell’accusa di sequestro di minori, per non aver consegnato immediatamente i bambini all’istituto siciliano. Dopo un rabbuffo il Commissario tuttavia rilascia il carabiniere che, nonostante l’affetto che lo lega ormai ai due bimbi, e che è ricambiato, non potrà che consegnarli al loro triste destino.”
Il ragazzo con la bicicletta
di Jean-Pierre e Luc Dardenne. Belgio, Francia, Italia 2011
Cyril ha dodici anni, una bicicletta e un padre insensibile che non lo vuole più. ‘Parcheggiato’ in un centro di accoglienza per l’infanzia e affidato alle cure dei suoi assistenti, Cyril non ci sta e ostinato ingaggia una battaglia personale contro il mondo e contro quel genitore immaturo che ha provato ‘a darlo via’ insieme alla sua bicicletta. Durante l’ennesima fuga incontra e ‘sceglie’ per sé Samantha, una parrucchiera dolce e sensibile che accetta di occuparsi di lui nel fine settimana. La convivenza non sarà facile, Cyril fa a botte con i coetanei, si fa reclutare da un bullo del quartiere, finisce nei guai con la legge e ferisce nel cuore e al braccio Samantha. Ma in sella alla bicicletta e a colpi di pedali Cyril (ri)troverà la strada di casa.
Kolya
di Jan Sverak, Francia/ Gran Bretagna/Repubblica Ceca, 1996
A Praga nel 1988 il violoncellista Frantisek ha avuto un alterco con un funzionario del partito comunista ed ora non lavora più, ridotto a suonare esclusivamente in occasione di funerali. Ha bisogno di soldi, e un giorno un amico gli propone di sposare una giovane russa che ha bisogno di documenti cechi per espatriare. In cambio riceverà una buona somma di denaro. Dopo molte esitazioni, Frantisek accetta, ma poco dopo il matrimonio, ha una sgradita sorpresa: la moglie è scappata in Germania dove c’è il suo innamorato ma ha lasciato a Praga il figlioletto di cinque anni che viene depositato davanti alla porta di casa di Frantisek. Questi è all’inizio disperato e smarrito, il bambino parla solo russo, i due non si capiscono e lui non sa come fare per accudirlo. La polizia lo interroga ripetutamente, ma Frantisek riesce a non cedere, tiene con sè il piccolo e, dopo un periodo iniziale difficile, tra i due nasce un rapporto caloroso ed affettuoso. Ora Frantisek capisce di dover pensare alla felicità e al futuro della creatura che gli è capitata, e così insieme fanno un viaggio attraverso la campagna ceca. Quando arriva il 1989, con la caduta del muro di Berlino, la mamma di Kolya torna a Praga per riprendersi il figlio e chiedere il divorzio. Tutto va come previsto, ed anche Frantisek riprende il suo posto all’orchestra Filarmonica. Ma il ricordo di Kolya lo accompagnerà per sempre.
La guerra di Mario
di Antonio Captano, Italia, 2006
Per difenderlo da abusi e maltrattamenti, il Tribunale dei Minori sottrae alla sua famiglia Mario, un bambino di nove anni, e lo dà in affido provvisoriamente a una coppia di quarantenni non sposati appartenenti all’alta borghesia, Giulia e Sandro, che da tempo stavano cercando di adottare un bambino difficile. Giulia è a suo agio nella condizione di mamma, Sandro, invece, è spaventato dalla nuova situazione e dalla realtà con cui si deve confrontare. Mario si trova improvvisamente proiettato in un mondo che non riconosce in cui i nuovi genitori lo viziano accondiscendendo ad ogni suo desiderio. In questa gabbia dorata, Mario si sente tanto solo ed incompreso da volersi rifugiare in una realtà immaginaria ispirata ad un videogioco e regolata da un “codice cavalleresco”. Al suo magico mondo possono accedere solo i suoi due nuovi amici: un cagnolino randagio e un compagno di scuola. Quando il primo muore investito da un auto e il secondo lascia la scuola per trasferirsi in un’altra città, Mario diventa cupo e depresso. Giulia, che nel frattempo è rimasta incinta, continua ad assecondare ogni suo capriccio finché…
L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza
di Cao Hamburger – 2006
Nel 1970 il Brasile e il mondo intero sembrano essere sconvolti, ma la maggiore preoccupazione nella mente del dodicenne Mauro, un ragazzino medio borghese di padre ebreo e madre cattolica, non ha niente a che vedere con la proliferazione delle dittature militari in Sud America o con la guerra in Vietnam. Il suo sogno più grande è vedere il Brasile diventare per la terza volta vincitore della Coppa del Mondo. Mauro si trova in quel momento della vita in cui si passa dall’infanzia all’adolescenza. I genitori, militanti di sinistra, costretti a vivere in clandestinità, si trovano costretti per un periodo ad affidare il figlio al nonno Mòtel, al quale però è accaduto qualcosa di inaspettato. Il ragazzino rimane solo senza avere la possibilità di informare i suoi genitori. E’ il vicino di suo nonno, Shlomo, un vecchio ebreo solitario impiegato nella sinagoga locale, che finisce per prendersi cura di Mauro. Questa convivenza inaspettata svela ad entrambi un mondo fino ad allora sconosciuto. Mentre aspetta con ansia la telefonata dei genitori, Mauro ripercorre, in un certo senso, la storia dei suoi nonni – ebrei immigranti – alle prese con una realtà del tutto nuova. Oltre a Shlomo, incontra la piccola e irriverente Hanna, dotata di un promettente talento nelle scommesse e negli affari; la giovane Irene, che infiamma l’immaginazione di tutti i ragazzi del quartiere; il Rabbino, un accanito tifoso dei Corinthian; Italo, il figlio di un italiano coinvolto nelle manifestazioni studentesche; Edgar, il portiere mulatto della squadra di calcio locale, e molti altri. Con i suoi nuovi amici, Mauro condivide, tra le tante cose, la passione per il calcio, le prime scoperte sessuali e il desiderio di riconquistare la felicità soffocata dalla dittatura.
Le ricamatrici
di Éléonore Faucher, Francia 2004
Claire ha diciassette anni. Quando scopre di essere incinta di cinque mesi, decide di partorire in gran segreto. Trova rifugio dalla signora Melikian, una ricamatrice che lavora per l’alta moda. Giorno per giorno, punto dopo punto, man mano che la pancia di Claire cresce, fra le due donne si instaura un rapporto madre-figlia. Strepitose le interpreti (Arianne Ascaride, musa di Guediguian, triste e depressa nell’elaborazione del lutto che l’ha colpita, ma capace d’un tratto di illuminarsi con un sorriso e Lola Neymark, dalla strepitosa chioma rosso fuoco), e valida anche la regia della Faucher che predilige i primi piani ed i colori pastello per raccontare una storia di ordinaria tristezza ma credibile nel suo happy end. Poche parole, mai fuori luogo, un film finalmente non urlato, fintamente dimesso, misurato, pudico e riuscito, da vedere.
Les Choristes
di Christophe Barratier, Francia 2004 Francia, 1949
Un compositore fallito, interpretato da Gerard Juniot con la sensibilità misurata di un grande e dignitoso perdente, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori ma, alla severità del cinico direttore, contrappone la dolcezza delle sue lezioni di musica. L’opera prima di Christophe Barratier – nipote di Jacques Perrin, qui attore e produttore – è stata un vero e proprio fenomeno in patria: campione di incassi sia la pellicola, sia il cd della colonna sonora, è la scelta della Francia per concorrere all’Oscar. Il film funziona nelle parti in cui emerge il legame fra il professore e i suoi allievi: nelle lezioni di armonia musicale e umana, nell’insegnamento del rispetto, nella capacità di ascoltare canto e cuore dei bambini difficili. Emozionano le voci angeliche del coro, commuove l’orfanello che attende ogni sabato l’arrivo dei genitori, divertono i goffi ma infallibili sforzi di Juniot per conquistare la stima e la simpatia dei ragazzini.
L’estate di Kikujiro
di Kitano Takeshi, Giappone, 1999
Un rozzo delinquente adulto decide di accompagnare un introverso bambino di nove anni nel luogo dove vivrebbe la mamma, che il piccolo non ha mai conosciuto. I due viaggiano per il Giappone, tra imprevisti e incontri bizzarri. Una lezione di vita durante l’estate, per entrambi.
L’uomo senza volto
di Mel Gibson, Stati Uniti d’America, 1993
A Cranesport sulle coste del Maine è in vacanza Chuck Norstadt, un dodicenne non felice, orfano di padre e per sua disgrazia appena tollerato sia da Catherine, una madre frivola alla vigilia del quinto matrimonio, sia dalle due sorellastre Gloria e Meg. Tutto preso dall’idea di tentare l’accesso all’Accademia Navale (a suo tempo frequentata dal padre), anche se ha fallito l’esame, il ragazzo decide di riprovarci a settembre. Senza dir nulla alla madre (tanto sarebbe contraria), Chuck chiede di ricevere qualche lezione a Justin McLeod. Costui è un ex-docente che da sette anni vive isolato tra i suoi libri e quadri in un bel cottage: un uomo misterioso ancora giovane, che la gente avversa senza conoscerlo, circondato da pettegolezzi e supposizioni malevoli, il quale per di più ha una parte della faccia deturpata. La triste vicenda di McLeod è complicata dal fatto che egli è stato in prigione per omicidio colposo in relazione ad un’incidente stradale. Un legame ricco di affetto e fiducia nasce fra i due: Chuck si sente compreso ed aiutato; l’uomo avverte spezzata la sua solitudine e l’emarginazione in cui vive. Ma le corse in bicicletta al cottage sono notate dalla meschina comunità: la madre del ragazzo intima al maestro di allontanarsi, mentre la gente insinua che senza dubbi quel “faccia bruciata” deve covare intenzioni poco oneste. Si interessa lo sceriffo, finché vi sarà una inchiesta da parte di una piccola commissione. McLeod ne esce indenne: la sua volontà di aiutare negli studi il giovanissimo allievo ed i mezzi pedagogici adottati con lui e per lui sono stati impeccabili. Per evitare comunque che Chuck venga sottoposto a penosi interrogatori, il maestro si allontana da Cranesport. Frattanto Chuck supera brillantemente gli esami, il cui esito ha perfino cancellato la sorpresa e nella gioia bizze e incomprensione di madre e sorellastre. Chuck – al quale tanto mancava la figura del padre (ha poi appreso che egli era un forte bevitore e considerato un folle) – ha potuto cominciare il proprio cammino nella vita e, a suo tempo, nell’indipendenza, identificando in meglio nella figura e nel valore autentico di Justin McLeod senza farsi impressionare né da un volto deturpato dalle cicatrici, né da chiacchiere malevoli, consegnandosi solo alla fiducia, che è stata reciproca.
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
di François Dupeyron, Francia 2003 Parigi, anni ’60.
Momo ha undici anni e vive solo con un padre depresso e taciturno. Il ragazzino stringe amicizia con Ibrahim, il proprietario arabo della drogheria del quartiere ebraico. Insieme intraprendono un viaggio verso Oriente, lungo un percorso disseminato dei “fiori del Corano”, le frasi che l’anziano sufita pronuncia nelle conversazioni con il suo piccolo amico. Fra i due si instaura presto un rapporto di profonda amicizia ed il confronto delle loro generazioni, culture e religioni diventa insegnamento e apprendimento per entrambi.
Non è ancora domani (La Pivellina)
di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Italia, Austria 2009
Patty un’artista circense che gestisce spettacoli di strada con il marito Walter un giorno, cercando il proprio cane in un parco vicino al camper in cui vive nella zona di San Basilio a Roma, si imbatte in una bambina di circa due anni. Asia, così si chiama, è stata lasciata lì dalla madre con indosso un biglietto in cui la donna afferma che tornerà a prenderla. Da quel momento la donna, con l’aiuto del marito e di Tairo, un adolescente che vive in un altro camper con la nonna, prenderà ad occuparsi della bimba senza rinunciare a cercarne la madre. È un film sull’attesa quello di Covi e Frimmel: l’attesa di un lieto fine che però, se visto da un’ottica diversa, potrebbe non essere tale. Genitori si diventa. Anche quando i figli non sono stati generati da noi.
Preferisco il rumore del mare
di Mimmo Calopresti, Italia, 1999
Tornato a Torino dopo una vacanza nella natia Calabria, Luigi, affermato dirigente d’azienda, non riesce a togliersi dalla mente Rosario, un ragazzo conosciuto al cimitero del paese: sepolta c’è la madre, vittima di una faida, mentre il padre è in carcere. Rosario, quindici anni, è silenzioso, composto, scontroso, solitario. Luigi, separato dalla moglie, ha un figlio coetaneo, Matteo, che, all’opposto, è svogliato, dispersivo, inconcludente e sfoga la sua insoddisfazione dipingendo e ascoltando musica. Luigi si rivolge a don Lorenzo, un sacerdote che in città manda avanti una comunità per giovani disagiati e, con il suo aiuto, fa arrivare Rosario a Torino. Qui il ragazzo, che ha un forte sentimento religioso, entra nella vita della comunità, lavora in biblioteca, serve la Messa. Luigi fa incontrare Rosario e Matteo. Tra i due c’è all’inizio una inevitabile distanza. Quando qualche confidenza comincia a farsi avanti, alcuni episodi relativi a piccoli furti scavano profonde incomprensioni. Luigi (che non riesce a gestire il rapporto d’affetto con l’amica Serena) fa di Rosario il bersaglio delle proprie difficoltà personali, lo accusa di abuso di fiducia, lo respinge. Quando arriva l’ultimo dell’anno, Rosario è in comunità con gli altri, Luigi è solo, Matteo va ad una festa ma quasi subito esce. Tornato a casa, avverte all’improvviso un vuoto che lo porta a tentare il suicidio. Telefona a Rosario che arriva in tempo, proprio poco prima dell’ingresso in casa anche di Luigi che soccorre il figlio e scaccia a male parole l’altro. Per Rosario è troppo. Chiama don Lorenzo per dirgli che sta per tornare in Calabria. Don Lorenzo parte con lui per fargli cambiare idea ma, una volta arrivati, Lorenzo dice “Preferisco il rumore del mare”.
Salvatore – Questa è la vita
di Gian Paolo Cugno, Italia 2006
Un giovane insegnante romano, Marco Brioni, accetta l’incarico annuale in una scuola elementare in Sicilia. Giunto nel paesino, Marco conosce il piccolo Salvatore, un bambino rimasto orfano di entrambi i genitori, che provvede al sostentamento della nonna Maria e della sorellina Mariuccia andando a pesca e lavorando nella serra di pomodori che era di suo padre. Salvatore non ha tempo per frequentare la scuola, così Marco decide di fargli lezione a domicilio. Col tempo i due diventano inseparabili: Salvatore vede nel maestro il padre che non ha più, mentre Marco è interessato e affascinato dalla spontaneità che il bambino conserva nonostante la dura realtà in cui vive. Purtroppo, il legame tra Marco e Salvatore non è ben visto dall’assistente sociale che non lo ritiene abbastanza fermo per essere un buon educatore. L’insegnante, per porre rimedio alla situazione, decide di tornare a Roma, ma il richiamo verso la piccola casa in riva al mare è sempre molto forte…
Vai e vivrai
di Radu Mihaileanu – 2005 1984
Centinaia di migliaia di Africani trovano rifugio nei campi profughi in Sudan. Gli Israeliani, con l`aiuto degli Americani, portano in salvo gli etiopi di origine ebrea, i Falasha. Un bambino viene salvato dalla madre che lo fa salire su un convoglio facendolo passare per ebreo. Verra’ adottato da una famiglia israeliana e crescera` con il desiderio di rivedere la madre misto al conflitto interiore dato dalla consapevolezza della non appartenenza. Un film dal soggetto apparentemente complesso quello del regista di quel piccolo gioiello che e` stato “Train de vie”. Capace pero` di toccare ancora una volta il cuore degli spettatori grazie all`estrema partecipazione che mostra nei confronti dei due piani della narrazione. Sul versante sociale Mihailehanu e` impietoso nei confronti degli israeliani piu` retrivi che nascondono la loro xenofobia dietro ‘l`uso distorto della parola divina. Sul piano piu` privato mostra una grande delicatezza nel descrivere la crescita di un ragazzo adottato desideroso, al contempo, di integrarsi ma anche di ritrovare la propria madre. Quella madre che lo aveva fatto partire assegnandogli un mandato: “Va’e diventa”.
Valentin
di Alejandro Agresti , Argentina 2003
Nella Buenos Aires degli anni ’60 vive un bambino di nove anni, Valentin. Sta con la nonna da quando ne ha tre: suo padre è sempre in giro per affari e all’eterna ricerca di una fidanzata, mentre la mamma è andata via tanto tempo prima e non se ne riesce a sapere nulla. Valentin vuole diventare astronauta, sebbene abbia un piccolo ‘problema di angolatura’ alla vista e dopo la scuola passa i pomeriggi nella sua stanza a realizzare modellini di missili e ad addestrarsi alla mancanza di gravità camminando con dei pesi sui piedi o andandosene in giro con una tuta spaziale fatta in casa. Come ogni bambino Valentin è un grande osservatore e attraverso i suo occhiali correttivi guarda al mondo dei grandi con arguzia, considerando con stupore la loro assoluta incapacità ad approfittare della vita. È un bambino molto solo e a parte un compagno di scuola, il suo più caro amico è un trentenne altrettanto solitario che gli elargisce pillole di saggezza durante improduttive lezioni di pianoforte. Tra la preoccupazione di sistemare sentimentalmente l’amico e l’improvvisa perdita della nonna, il piccolo Valentin finirà per arrivare alla conclusione che a tutte le sue domande c’è sicuramente una riposta, ma che deve trovarla da solo.
Bari vecchia, crocevia di etnie e di culture. Mohammed detto Momò ha 12 anni ed è immigrato in Italia dal Senegal con la mamma quando era piccolo. Ma sua madre è morta e Momò viene affidato ad un medico, il dottor Cohen, che non sa come prendersi cura di lui. Un giorno Momò borseggia al mercato una donna anziana, Madame Rosà, rubandole due candelabri d’argento, ma il dottor Cohen lo scopre e gli chiede di riportare il maltolto a quella signora che conosce da anni. E approfitta per chiedere a Rosà di accogliere Momò in casa sua, insieme ai figli delle prostitute di cui la donna è stata un tempo collega. È l’inizio di una convivenza travagliata, in cui c’è in gioco la reciproca fiducia fra un’anziana che ne ha passate tante e un ragazzino che non crede più a nessuno.

Filmografia bambini

La gabbianella e il gatto
di Enzo D’Alò, 1998
Zorba è un gatto, attivo nella lotta contro i topi che infestano il porto della città in cui vive, in compagnia degli amici di specie che lo aiutano in questa guerra. Un giorno il destino lo fa incontrare con un uovo di gabbiano, quest’ultimo viene deposto da una giovane gabbiana in fin di vita a causa dell’inquinamento delle acque in cui viene a trovarsi a causa della rottura di una petroliera. Prima di morire l’uccello affida a Zorba il compito di crescere, sorvegliare ed insegnare a volare al futuro cucciolo sopravvissuto. Il gatto imparerà così il senso dell’amicizia e della comprensione verso i diversi, coinvolgendo gli amici e il suo amore Bobulina nel compito di accudire la gabbianella, che alla fine imparerà a volare.
La profezia delle ranocchie
di Jacques-Rémy Girerd – 2004
Ai confini del mondo, lontano da tutto, una tranquilla famiglia si e’ trasferita in un grazioso casolare, in cima a una collina. In questo piccolo e grazioso nido vivono Ferdinand, marinaio in pensione, la moglie Juliette, originaria d’Africa e Tom, il figlio adottivo.Loro ospite è la figlia dei vicini che sono partiti per un safari possedendo un piccolo zoo familiare. Un giorno le ranocchie, esperte meteorologhe, annunciano un diluvio da 40 giorni in arrivo. Il silos della fattoria, con l’aiuto di un enorme pneumatico, si trasformerà in una nuova Arca. Film per i più piccoli ma capace di parlare anche agli adulti grazie anche a una grafica così raffinata da apparire assolutamente semplice. I temi della convivenza, del rispetto, della speranza ci sono tutti…e ben delineati.
Lilo & Stitch
Walt Disney – 2002
Lilo è una bambina Hawaiana sempre sola che adotta un bruttissimo ‘cane’ che chiamerà Stitch. Stitch sarebbe l’animale domestico per eccellenza se non fosse in realtà il frutto di un esperimento genetico fuggito da un pianeta alieno e atterrato sulla terra in conseguenza di un incidente. Grazie al suo amore, alla sua fede e alla infinita devozione per “Ohana” (divinità Hawaiana della famiglia), Lilo aiuta Stitch a liberare il suo cuore e gli da la cosa che secondo i piani mai avrebbe dovuto avere – la capacità di amare gli altri.
Matilda sei mitica
di Danny De Vito, 1996
Matilda è una ragazzina dalla straordinaria intelligenza. Purtroppo i suoi genitori sono sempre distratti e assorbiti dai loro problemi per accorgersi delle qualità della figlioletta. Quando finalmente si decidono ad iscriverla ad una scuola, scelgono Crunchem Hall, un cupo edificio di mattoni, in cui i giovani ospiti vivono sotto il terrore di una corpulenta direttrice, Agatha Trunchbull. In questo triste ambiente, Matilda trova conforto solo nella compagnia di miss Honey, un’insegnante di prima elementare che capisce le notevoli qualità della bambina e la aiuta a farle venire fuori. Tra queste, finisce con l’affermarsi la capacità di Matilda di mettere gli adulti di fronte alle loro responsabilità e di far loro comprendere i doveri che hanno verso i figli, soprattutto piccoli. Ma i genitori non sono più in grado di raccogliere l’appello della bambina, che alla fine viene adottata dalla maestrina che diventerà per lei la nuova famiglia.